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venerdì 19 settembre 2014

Paolo Panzacchi: La luna, il dito e la curiosità

marcin kolpanowicz 

panzacchiAppuntamento con la letteratura d’Autore. Moda e Style vi introduce nelle parole di Paolo Panzacchi. Buona lettura.Sono stato figlio. Ora sono padre. E’ una cosa bella mi avevano detto. No. E’ molto più che bella. Troppo spesso si disserta di “bello” senza sapere esattamente di cosa si parli, ma questa, oggi, è tutta un’altra storia. Parlo molto, io, con la carta e la penna, con la tastiera, poco con i suoni. Scrivo di getto, quindi non ho filtri neanche nella scrittura, così da toglierci l’equivoco del “Scrive per mettere dei filtri a pensieri scombinati e magari sconvenienti”. E’ bello vivere così.
Sono padre, dicevo. E’ bello, dicevo, anzi no, più che bello. Perchè? Non per il convenzionale, non per il banale, non per il futuro, non per il perseverare di una specie che ne condanna altre, non per maschilismo (abbiamo una femmina e femmina volevo fortemente che fosse), non per i regali, non per nulla che possa venire in mente nei primi trenta secondi di un forsennato brainstorming.
Per chi non può esserlo, per chi non può farlo come vorrebbe, per chi non può giocare con i bambini, ma deve viaggiare con la vita sulle spalle e cercare come farla arrivare all’alba del giorno dopo, quella vita.
Noi siamo privilegiati, noi stiamo male del nostro stare male, in un film che ho amato uno dei due protagonisti diceva che il miglior campionato di calcio lo hai solo grazie all’esistenza di decine di campionati di calcio di merda. Vero. Le nostre campane di vetro sono belle, pulite e umidificate al punto giusto, perchè il resto del pianeta è a cielo aperto, inquinato e annaspa nei nostri scarti e in qualche ogiva di cannone.
Non sono un moralista. Non un opportunista. Non un carrierista. Ho solo aperto completamente la finestra della stanza di mia figlia e guardato nella direzione che lei col suo piccolo induce paffuto mi ha indicato, un punto indefinito oltre l’orizzonte dei miei pregiudizi di uomo al quale la cravatta troppo stretta ha mandato poco sangue al cervello.
Sono conscio di una cosa, però, la curiosità è stata la mia salvezza, la scarpetta di cristallo che alla mezzanotte della mia vita ho perso sulle scale verso ciò che è migliore, la curiosità mi ha fatto guardare fuori dalla mia campana e non il dito della mia gioia.
Mia figlia, un anno, gattona e già m’insegna. Così come a me, anche a voi potrebbe capitare, serrate le mascelle, fate un sorriso, ma di quelli belli, non sapete a che ora passerà il treno.
Sono appena arrivato in un nuovo mondo e lo voglio dividere con voi, voglio spiegarvi cosa sia la curiosità. Guardate oltre, non il mio dito.

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